È lungo, armatevi di coraggio e buoni scarponi.
#myself
Ho quarantacinque anni (cinque in più di quando ho scritto questo profilo la prima volta), una vita fatta di studi, amici, affetti, gioie, dolori, progetti. Se dovessi stabilire in una selezione ristrettissima le cose che mi contraddistinguono meglio, sceglierei: le questioni di principio, la curiosità intellettuale e il piacere di stare al mondo insieme agli altri, possibilmente in viaggio, perché la felicità passa per la condivisione.
Vivo felicemente in una mansarda luminosissima. Dalla mia finestra non vedo panorami mozzafiato ma il Polo del ‘900, l’hub culturale che ospita la sede di 22 enti che hanno attraversato la storia sindacale, sociale e politica del ‘900: non poteva essere che così, l’etica al servizio dell’architettura, la cultura sopra il resto.
Non ho balconi, ma un davanzale pieno di piante che cerco disperatamente di far sopravvivere alla mia incuria umorale e agli attacchi felini.
Ho due genitori splendidi e divertenti, che vivono in una casa aperta a tutti da sempre, venditori di folletto inclusi: nessuno è mai riuscito a vendergli nulla, ma nessuno è mai andato via senza almeno aver bevuto un bicchiere di vino.
Il loro ’68 è stato fonte viva di desideri ed emulazione da parte mia e di mia sorella minore, una testa di capelli ricci e risate con cui ho diviso per anni spazi e lunghissime discussioni socio-politiche anche sui mitocondri intracellulari. Completano il quadro moltissime altre persone, ma qui voglio citare solo i piccoli di casa: Ernesto, il gatto meno rivoluzionario della storia che ci ha lasciati dopo 20 anni di onorata amicizia; Mal, il gattone orfano che abbiamo salvato dai tetti e che da tre anni si struscia sulle nostre gambe emettendo suoni che non credevo possibili; Remedios, la nipote più fantasmagorica che la vita mi potesse donare in sorte; Ettore, il suo piccolo fratellino combattente e Luna, la nuova piccola della famiglia, nata in piena pandemia e che non poteva che essere radiosa e resiliente.
Il resto fa parte del mio presente e del mio futuro, e lo tengo gelosamente per me.
#ilmiolavoro
Negli ultimi 10 anni mi sono occupata di contenuti: libri, enciclopedie, banche dati, siti web, archivi. In tutto questo tempo ho imparato a ideare, realizzare e soprattutto sopravvivere alle opere editoriali e ai progetti culturali.
Oggi collaboro con Acapo Agency, che ho contribuito a fondare una mattina davanti a un caffè particolarmente ispirato, con Promemoria, che valorizza archivi storici e patrimoni aziendali e con Sapori Reclusi, l’associazione culturale legata al mondo carcerario ed enogastronomico, grazie a cui ho avuto la possibilità di insegnare in carcere. Forse una delle esperienze più dolorose e formative che io abbia mai vissuto. Dal 2018 sono la direttrice operativa di un bellissimo festival dedicato agli archivi storici che si chiama Archivissima e che nella Notte degli Archivi porta in giro per l’Italia le storie dei patrimoni culturali.
E poi scrivo.
Per mestiere, progetti culturali; per passione, racconti, articoli e reportage.
Lo faccio per me, l’ho fatto per tanti: per la syndication di giornalisti indipendenti Globalist.it che fa capo al Sole 24 ORE, per la rivista letteraria Il colophon, per Enne, il magazine del Polo del ‘900, per Antonio Tombolini Editore, casa editrice intraprendente e coraggiosa che ha saputo guardare al mondo nascente come un pioniere preparato per la quale ho pubblicato ben due libri (“Boris e lo strano caso del maiale giallo” e “Claroquesí. Cartoline dalla rivoluzione“). Da quest’anno, anche per Kurumuny Edizioni, con cui uscirà dopo una gestazione lunga e bellisima, un romanzo corale fatto di tante storie, dedicate alle donne del Salento. E a tutte le altre, passate e future, che dentro quelle storie ritrovano pezzi di sé, e del cambiamento che vorrebbero.
#cosamipiace
Leggo, scrivo, vado al cinema. Che di per sé sono potenzialmente anche tre lavori, ma a me piace considerarli passioni all inclusive.
Mi piace moltissimo viaggiare, e parte di quel che sono lo devo a chi ho incontrato nella vita, a cosa ho letto e ai luoghi che ho potuto visitare, soprattutto quelli molto lontani.
Mi piace l’odore della carta, del legno, dell’autunno, degli alberi di nocciole del paese in cui sono cresciuta d’estate, il mare della costa rocciosa del Salento, i semolini dolci e pure un po’ il Natale.
Mi piace la musica, senza grandi tiramenti. Se potessi, non sposerei né Madonna né Simon Le Bon, ma Bruce Springsteen.
Non so quale sia il mio colore preferito. Ma mi piace il vino rosso; non so cucire nemmeno un calzino ma mi piace cucinare, meglio se per qualcun altro; sono mancina, miope, di sinistra (o quel che ne resta) e come tale rappresento quasi tutte le minoranze sul pianeta. Quasi.
#cosaodio
Mi annoia essere intellettuale per dovere.
Mi annoiano quelli che non hanno mai dubbi.
Sono claustrofobica, odio tutte le cose di aspetto vagamente alveariforme (EDIT: ho scoperto che non sono pazza! Si chiama tripofobia), le blatte mi paralizzano.
Odio chi si vanta di essere ignorante e chi usa la cultura come una clava e non come un appoggio per vivere.
Per il resto, a parte la paura di morire e quella di non essere amata per quel che sono, direi che me la cavo.
#ilmiofuturo
Non me lo immagino. Il futuro non è una categoria che la mia generazione si possa permettere con spensieratezza.
Se potessi esprimere un desiderio, tra dieci, quindici, trent’anni, vorrei essere felice e fedele a me stessa, in qualunque condizione mi venissi a trovare.
E lavoro per questo obiettivo. Se possibile, scrivendo.
(to be continued)