La vita trasuda dalla pelle

foto: Davide Dutto

Non si può descrivere, ha ragione Maurizio.

Non si può descrivere la gioia di chiudersi un incubo dietro alle spalle.

Non si può descrivere la goia di avere di nuovo un cielo sopra le testa, un prato sotto le scarpe, un futuro negli occhi.

Non si può descrivere la paura che sia finto, che non sia vero, che ti stiano prendendo un giro.

Che esci, portandoti dietro due calzini spaiati, che ti vengono le lacrime, che quasi ti vergogni, ad andartene.

E la gioia, la gioia di stare seduto su quella panca che hai immaginato, davanti al laghetto fuori dalle mura. Quel laghetto e quella panca su cui si è seduto tuo fratello gemello quando ti veniva a trovare, quella panca su cui mi sono sdraiata anche io, tante volte, in questi anni, a cercare il sole sulla pelle prima di rientrare, a respirare il Monviso che ci sovrastava. Quel laghetto è un pausa di vita, è una parentesi tra compartimenti stagni, è sole e acqua e legno e odori e insalata che stanno tra una chiave e un domani.

E no, non si può descrivere, ma ci si può provare, a parlare del cuore che balza quando suona il telefono e sai, perché lo sai, lo aspetti, hai aspettato tutta la notte e tutta la mattina questa notizia che ti spaccherà il cuore dalla goia.

Che non è vero che seminare non serve, che la gramigna soffoca le piante deboli. Nel prato c’è spazio, nella terra c’è spazio, basta saper aspettare, basta essere tenaci, caparbi, puliti, folli.

E Maurizio è una pianta che forse rinascerà due volte. Maurizio che oggi mi ha chiamata con le lacrime per dirmi grazie e dirmi tu non sai e dirmi non ci credo e dirmi venite a trovarmi e dirmi voi non potete sapere cosa avete rappresentato per me, per noi, ogni lunedì in questi due anni ad aspettarvi dalla finestra e a salutarvi.

È vero. Forse non lo so, e non lo saprò mai. Ma chi ha varcato quella soglia sa che dietro c’è anche umanità, oltre a tutto il resto. E se ti concentri su quella umanità, se la riconosci, la accogli, se accetti la sfida difficile e tremenda di metterti in discussione, insieme alle tue certezze, forse quel prato, quella terra, quel seme, un po’ di spazio per ricrescere lo troveranno.

Ognuno sceglie come vivere, e non sta a me dire se Maurizio vivrà bene, o vivrà male, questa sua seconda nascita. Mi auguro per lui che possa tornare a sventolare presto la bandiera della sua Samp allo stadio. Perché sono le passioni a tenere vive le persone.

Ma posso dire che la gioia che prova oggi è la stessa che provo io, e anche se non ci riesco provo lo stesso a raccontarla così, perché scrivere è quello che so fare, e se passa qualche emozione, anche solo un piccolo brandello, avrò seminato anche per me.

[foto: Davide Dutto]